Nel weekend 23 – 24 febbraio si è svolto l’incontro a tema “Namikoshi, il ritorno alle origini” nell’ambito del 4°percorso professionale.
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Scuole di pensiero
Dopo anni di dibattiti vi è tuttora in atto una contrapposizione tra due partiti (li chiamo così, anche se in realtà le posizioni sono estremamente variegate e intrecciate).
Il partito dei “dogmatici”, che sostengono che lo shiatsu è una tecnica di pressioni e quindi tutte le altre tecniche (stiramenti, mobilizzazioni articolari, dondolamenti, strofinamenti, coccole ecc.) possono essere piacevoli e rilassanti e quindi essere inserite in un trattamento shiatsu come coadiuvanti e complementari, ma vanno chiamate con il proprio nome e non confuse con lo shiatsu.
E il partito dei “tuttologi”, che sostengono che tutto è shiatsu, che anche le tecniche diverse dalle pressioni possono a pieno titolo entrare nella definizione di shiatsu in quanto si sposano bene all’interno di un trattamento con le pressioni integrandole per una maggior efficacia e piacevolezza del trattamento stesso.
Resta comunque il fatto (e nel dire questo mi dichiaro senza riserve membro permanente effettivo ed entusiasta del partito dei dogmatici) che il tratto peculiare, la caratteristica distintiva, la sostanziale (e sostanziosa) originalità dello shiatsu sta nella pressione.
E’ nella pressione che “accade” quel tipo unico di contatto, di comunicazione, di stimolo e di percezione che ha affascinato e coinvolto migliaia di praticanti.
Alla prossima….
Marco Adamo
L’autorigenerazione del corpo
Il mese scorso, durante un seminario di Shiatsu mi è capitato di ricevere un trattamento da un diplomato (un Masuganiano credo ma poco importa)di una scuola che utilizza un altro stile rispetto al nostro. A metà trattamento, come spesso mi capita, mi stavo addormentando quando Tori mi rimproverava di non poterlo fare sostenendo che con la veglia si ha più consapevolezza del proprio corpo, bisognava avvertire le tensioni, i nodi, i lacci interni e una volta che il corpo ascolta, sente quello che ha bisogno e lo fa… La mente da sola non ripristina, il corpo sì..
Subito una prima considerazione, e mi rivolgo soprattutto ai miei allievi; non azzardatevi a svegliarmi se durante un trattamento mi addormento perché non risponderei delle mie azioni!
Seconda considerazione: Immaginare che possano esistere pratiche per unificare mente e corpo è un’assurdità, perché essi sono già insieme dalla nascita. Alla morte, e aggiungo un “forse” perché non lo so, si separano. Non esiste un allenamento fisico che, dimostrabilmente, non sia anche un allenamento mentale, così come può essere vero il contrario.
Terza e ultima considerazione: credo sia esperienza comune che ci sia capitato che una persona quando riceve un trattamento di shiatsu si addormenti. E’ proprio mentre è in una situazione di sonno che avvengono delle cose. Non avvengono in situazione di veglia, non per quanto riguarda i movimenti dell’energia. Noi ci rigeneriamo nel sonno. Lo stato di veglia è lo stato peggiore per recuperare le energie. Quindi un trattamento in cui la persona è sempre sveglia, o che sveglio proprio quando si sta assopendo, è assolutamente sbagliato!!!
Sono sempre ben accetti commenti o esperienze legate alla rubrica
Grazie per l’attenzione
Alla prossima….
Marco Adamo
I protagonisti: Tori e Uke
Nello Judo Tori è colui che conduce l’azione, che esegue il movimento o la tecnica che deve studiare, che prende con le mani, assume, afferra, raccoglie. Mentre Uke è il partner, colui che riceve, accoglie, sostiene.
Nello Shiatsu utilizziamo questi due ideogrammi per indicare rispettivamente Tori colui che porta le pressioni e Uke colui che risponde alle pressioni. Presi in prestito al momento dallo Judo, rimaniamo in attesa di scovare termini sintetici migliori per meglio definire il ruolo attivo che i due protagonisti assumono durante un trattamento Shiatsu.
Solo apparentemente l’unico attivo tra i due è Tori, perché è quello che si muove, compie i gesti e fa acrobazie per portare pressioni in due zone diverse del corpo, mentre Uke appare passivo perché è sdraiato, si fa premere, è rilassato, magari si è anche addormentato… In realtà non esistono parti passive nello Shiatsu. La comunicazione e il cambiamento coinvolgono ambedue gli attori dell’incontro; anzi paradossalmente posso dire che èla persona che riceve le pressioni la più attiva, visto che in genere è quella che “cambia” maggiormente. Adottando espressioni come Tori e Uke, riusciamo ad escludere termini come terapista, paziente, medico alternativo, malato, sofferente, guaritore ecc. che sono totalmente estranei al “fenomeno shiatsu”, restano parole come operatore, praticante, persona trattata, ricevente ecc. che in realtà non rendono comunque l’idea dellacollaborazione attiva tra lo stimolo della pressione e la risposta vitale della contropressione.
Alla prossima…..
Marco Adamo